24 Ott Sollima porta su Netflix il Mostro di Firenze
Posted at 14:54h
in Cinema

16 vittime, una sola arma: una calibro 22 con proiettili Winchester, mai ritrovata. Tra il 1974 e il 1985, le campagne intorno a #Firenze sono teatro di sette duplici omicidi, a cui si aggiunge un caso correlato del 1968. Le vittime sono sempre coppie di giovani fidanzati, sorprese appartate in auto o lungo sentieri isolati. Uno dei casi più oscuri della storia italiana approda su Netflix con “Il Mostro”, la nuova serie diretta da Stefano Sollima, disponibile da oggi. Dopo “Romanzo criminale” e “Suburra”, il regista torna a esplorare le zone d’ombra del nostro Paese, affrontando uno dei casi che ha dato vita a una delle più lunghe e complesse indagini italiane sul primo e più brutale serial killer della storia nostrana: il mostro di Firenze.
L’inchiesta degli anni Novanta ha portato alla condanna di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, quest’ultimo reo confesso, ritenuti responsabili di quattro degli otto duplici omicidi. Pietro Pacciani, indicato come il principale sospettato, fu condannato in primo grado ma assolto in appello, ma morì prima di affrontare un nuovo processo. Ma la miniserie non è l’ennesima rivisitazione della vicenda di Pacciani e dei suoi “compagni di merende”. Sollima sceglie una #prospettiva diversa, tornando al primo omicidio del 21 agosto 1968 e concentrandosi sulla cosiddetta pista sarda, quella da cui tutto ha avuto origine: due corpi in un’auto – quello di Barbara Locci e dell’amante Antonio Lo Bianco – in una strada sterrata vicino al cimitero di Signa e un bambino addormentato sul sedile posteriore. Oggi quel bambino è un uomo di 63 anni, si chiama Natalino Mele, e fu l’unico testimone del primo duplice omicidio attribuito – molto tempo dopo – al Mostro di Firenze.
Presentato fuori concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia “Il Mostro” non promette rivelazioni e non dà risposte definitive, ma restituisce l’inquietudine di un Paese che cercava un colpevole e trovava solo nuovi dubbi. Come ha dichiarato il regista: “L’orrore, per essere davvero raccontato, va attraversato, non aggirato, e la storia, per arrivare con chiarezza, senza sposare una tesi, deve cominciare dall’inizio… Riportare con onestà, con rispetto e con rigore deve ancora avere un senso… Perché crediamo che il racconto della verità, e solo quello, sia l’unico modo per rendere #giustizia alle vittime”