19 Mar Pestilenze ed epidemie nell’arte: Morte a Venezia
La situazione che il nostro Paese sta vivendo è importante e siamo tutti uniti, come sempre accade nei momenti di difficoltà.
E’ importante rimanere a casa e adoperarsi affinché il contagio non si diffonda ulteriormente. Possiamo usare questo tempo come una nuova risorsa per quanto molto spesso non abbiamo avuto tempo di fare.
Abbiamo ripercorso un secolo di arte: scrittori e registi hanno creato e lasciato opere e capolavori che indagano l’animo umano nelle difficoltà e nel superamento delle stesse.
Uno dei massimi narratori del Novecento, Thomas Mann, ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1929, principalmente per i suoi grandi romanzi I Budden brook e La Montagna Incantata”, pubblicati rispettivamente del 1901 e del 1924.
Esattamente nel mezzo si colloca un’opera più breve ma fulminante: “La morte a Venezia”, da cui Luchino Visconti trasse nel 1971 il secondo capitolo della sua “trilogia tedesca” (nella foto), un’inquieta partita a scacchi tra eros e thanatos tra le spiagge e i canali della città lagunare nei primissimi giorni dell’epidemia di colera. A farne le spese sarà il protagonista che si oppone al buon senso e alle raccomandazioni di chi gli consiglia di tornare a casa.