20 Ott “Pasolini, un delitto italiano”: un mistero che non smette di inquietare l’Italia
Posted at 17:49h
in Cinema

Ci sono film che già dal titolo evocano un’Italia dove verità nascoste e silenzi inquietanti tessono un velo difficile da squarciare. “Pasolini, un delitto italiano” (1995) di Marco Tullio Giordana – disponibile su Prime Video – è uno di questi: racchiude in sé tutto il peso di una storia che continua a scuotere le coscienze del nostro Paese. C’è Pasolini, una delle voci più profetiche e non allineate della cultura italiana, capace di cogliere con lucidità le #contraddizioni del tempo . E c’è un delitto che, probabilmente, non si esaurisce in un fatto di cronaca nera, ma si intreccia con le fratture sociali e politiche più profonde del nostro Paese.
La notte del 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini viene brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia.
Poco prima si era fermato a cena al ristorante “Biondo Tevere”, lungo la via Ostiense, in compagnia di Pino Pelosi, un giovane di strada che in seguito confesserà l’omicidio sostenendo di aver reagito a un tentativo di violenza sessuale. Ma la ricostruzione di Giordana invita a guardare oltre: la confessione appare fragile, contraddittoria, e le indagini lasciano molti punti oscuri. La #verità giudiziaria si ferma alla sentenza d’appello del 1976 che condanna Pelosi. Solo nel 2005, Pelosi ritrattò: disse che non era solo, e parlò di un agguato, forse organizzato, forse su commissione. Secondo molti, Pasolini era vicino a rivelare informazioni scottanti su intrecci tra politica e criminalità. Nel suo libro incompiuto, “Petrolio”, emergono riferimenti alla strategia della tensione e agli scandali legati all’ENI. Una coincidenza che, forse, non è mai stata tale.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa, la morte di Pasolini continua a sollevare interrogativi. Nonostante le richieste di riapertura delle indagini, la giustizia ha sempre lasciato il fascicolo chiuso. Ma il sospetto che la verità non sia mai emersa del tutto resta vivo. Nel 1974, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Pasolini scriveva parole che oggi risuonano profetiche: “Io so i nomi dei responsabili della #strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974… Io so. Ma non ho le prove…”. Un atto d’accusa ai poteri oscuri che agivano nell’ombra. E forse, tra quei nomi non detti, Pasolini aveva già intuito chi avrebbe voluto la sua morte.