“Maledetto il giorno che ti ho incontrato”: l’Italia di ieri, le nevrosi di sempre

 

 

È il 1992 quando esce nelle sale “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” di Carlo Verdone, un film che offre un acuto spaccato delle insicurezze e delle nevrosi di un’intera generazione. Sono gli inizi degli anni Novanta e la società italiana sta cambiando: cresce una diffusa fragilità emotiva, i legami si indeboliscono e la #psicanalisi, un tempo tabù, diventa parte della vita quotidiana. Un fenomeno che in America aveva già preso piede qualche anno prima, come raccontato con ironia e delicatezza dal grande di Woody Allen.
La storia si apre – per poi spostarsi a Londra e in Cornovaglia – in una Milano socialista e ancora piena di ambizioni, poco prima che Tangentopoli sconvolga l’Italia e cambi radicalmente il panorama politico. Bernardo (Carlo Verdone), giornalista musicale romano trasferito in città, è deciso a scrivere una biografia su Jimi Hendrix. Ma quando la sua fidanzata lo lascia improvvisamente, il suo fragile equilibrio crolla e le sue #nevrosi emergono prepotenti. L’unica via di salvezza sembra la terapia. Ed è proprio fuori dallo studio dello psicanalista che incontra Camilla (Margherita Buy), giovane attrice insicura e piena di complessi. Tra loro nasce subito un legame particolare, fatto di paure condivise, pillole e confidenze.
Riconosciuto come uno dei film simbolo della commedia italiana degli anni Novanta, “Maledetto il giorno che ti ho incontrato” – da oggi disponibile su Netflix – non è stato solo un successo di pubblico, ma anche di critica: il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Globo d’oro per il miglior attore (Carlo Verdone) e la miglior attrice (Margherita Buy), e ben cinque David di Donatello. A distanza di oltre trent’anni, il film resta sorprendentemente vivo. Perché racconta la fatica di #amarsi, il bisogno di comprendersi anche nel disordine, la bellezza sottile del riconoscersi nelle fragilità dell’altro. E poi, diciamolo: chi, almeno una volta, durante una lite, non ha sussurrato o urlato un “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”? Salvo poi sorridere tra sé, sapendo di non averlo pensato davvero.
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