“Hammamet”, il crepuscolo di Craxi e della Prima Repubblica

È il 2020 quando Gianni Amelio porta al cinema “Hammamet”, un film che racconta gli ultimi anni di vita di Bettino Craxi, rifugiato in Tunisia dopo essere stato travolto dagli scandali di Tangentopoli. Sono gli inizi degli Anni ‘90, l’inchiesta Mani Pulite abbatte i pilastri della Prima Repubblica. Craxi, ex Presidente del Consiglio e leader carismatico del PSI, diventa il volto di quel sistema politico crollato sotto il peso della #corruzione. Il 29 aprile 1993, un anno prima di lasciare l’Italia, Craxi pronuncia un discorso durissimo alla Camera: ammette che il finanziamento illecito era pratica diffusa, conosciuta da tutti. Non chiede scusa, ma accusa l’intero sistema.
Come ha chiarito lo stesso Gianni Amelio, “Hammamet” non intende negare gli errori e le responsabilità giudiziarie di Craxi. Il film sceglie volutamente un’altra direzione: focalizza la narrazione sull’uomo dietro il politico, sulle emozioni e i turbamenti interiori vissuti negli ultimi anni di vita attanagliato dalla malattia, dalla solitudine e, forse, dal rimorso. Gran parte della storia si svolge nella villa di Hammamet, uno spazio chiuso e sospeso, dove tutto si ferma e si consuma. È lì che la regia ci porta, a stretto contatto con un Craxi ormai lontano dai riflettori, in un microcosmo in frantumi. Pierfrancesco Favino lo interpreta con misura e precisione, senza forzature: non ne dà un’immagine eroica né caricaturale, ma ne mostra il volto stanco, la voce rotta, il corpo che cede. Non più un leader ma un uomo schiacciato dal proprio #tramonto interiore, costretto a fare i conti con ciò che resta.
Gianni Amelio sceglie di stare lontano dalla cronaca, dai processi, dalle verità assolute. Preferisce interrogare il silenzio, i gesti quotidiani, le conversazioni spezzate. Il film non assolve, non condanna. Perché in fondo non è solo Craxi a essere in discussione, ma il nostro rapporto con la storia. “Hammamet” – disponibile su RaiPlay – ci invita a confrontarci con ciò che resta quando il #potere svanisce: non solo di un uomo, ma di un’intera epoca. E ci ricorda che il modo in cui oggi scegliamo di ricordare e raccontare il passato ha conseguenze profonde sul presente e sul futuro del Paese.
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