20 Ott “Ferie d’agosto”, quando la politica va al mare
Posted at 17:49h
in Cinema

Nel 1996 arriva nelle sale “Ferie d’agosto”, il secondo film di Paolo Virzì, la cui sceneggiatura era stata scritta due anni prima, nel 1994, in un momento decisivo per la politica italiana. Fu proprio quell’anno che Silvio #Berlusconi fece il suo storico ingresso sulla scena politica, un evento che divise profondamente il Paese e scatenò nuove tensioni sociali e culturali, segnando l’inizio di una stagione di grandi cambiamenti. Virzì sceglie come ambientazione Ventotene, luogo ricco di storia e simbolismo – qui Spinelli, Rossi e Colorni scrissero il Manifesto per un’Europa Unita – che nel film si trasforma in una cornice sospesa, metafora perfetta della società italiana di metà anni Novanta.
Una piccola e splendida isola, due case in affitto, due tribù vacanziere, due Italie. Da una parte c’è Sandro Molino (Silvio Orlando), giornalista e scrittore, in vacanza con la compagna Cecilia (Laura Morante) e la figlia di lei, una bambina di otto anni. Sono esponenti del mondo #intellettuale, apertamente schierati a sinistra. Dall’altra parte ci sono i Mazzalupi – “capitanati” da Ruggero (il compianto Ennio Fantastichini) con la moglie Luciana e la cognata Marisa (Sabrina Ferilli) col marito Marcello – una famiglia di commercianti romani arricchiti e caciaroni, che non si riconoscono in alcuna ideologia precisa, ma dichiarano con disinvoltura di aver votato Forza Italia. La convivenza tra i due gruppi, già segnata da differenze culturali e visioni opposte del mondo, entra in crisi quando un giovane venditore ambulante straniero viene colpito da un colpo di pistola.
David di Donatello al Miglior Film nel 1996, “Ferie d’Agosto” – disponibile su Prime Video – va ben oltre la commedia estiva: è un ritratto ironico e tagliente dell’Italia post-ideologica, sospesa tra disillusione e nuovi assetti sociali. Paolo Virzì smonta con intelligenza gli stereotipi di entrambi gli “schieramenti”, mostrando come, al di là delle etichette politiche, le due Italie — così diverse solo in apparenza — finiscano per condividere intolleranze, #ipocrisie e un individualismo latente.