“Divorzio all’italiana”, il paradosso dell’onore

 

 

Negli anni Sessanta, l’Italia viveva sospesa tra tradizione e modernità: il boom economico stava trasformando città e stili di vita, ma le regole morali restavano profondamente ancorate al passato. In questo scenario, nel 1961, Pietro Germi firma uno dei capolavori della nostra commedia: “Divorzio all’italiana”. In un’epoca in cui il divorzio non esisteva ancora nel nostro Paese, il grande regista pone al centro del film il paradosso del cosiddetto “delitto d’onore”, previsto dal Codice penale fino al 1981: una norma oggi impensabile, ma allora l’unica via legale per sciogliere un matrimonio indissolubile, tra #ipocrisia, retorica e convenzioni sociali profondamente radicate.
La storia è ambientata nell’immaginaria Agromonte in Sicilia e segue la vicenda del barone Ferdinando Cefalù detto Fefè – interpretato da un irresistibile Marcello Mastroianni – annoiato dalla vita matrimoniale con la devota e petulante Rosalia (Daniela Rocca) e perdutamente innamorato della giovane cugina Angela, il volto fresco e luminoso di Stefania Sandrelli, appena sedicenne al suo debutto sul grande schermo. Per sposarla, Ferdinando immagina un piano tanto cinico quanto #grottesco: spingere la moglie all’adulterio per poi ucciderla, certo che la legge lo avrebbe trattato con indulgenza.
Con la sua ironia nera, “Divorzio all’italiana” – disponibile su Rai Play – ci ricorda che nonostante siano passati decenni dall’abolizione del delitto d’onore e dall’introduzione del divorzio, certe logiche che giustificano la violenza continuano a emergere. Ne è esempio una recente sentenza del Tribunale di Torino che ha assolto un uomo dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della ex compagna e condannato solo a un anno e sei mesi per lesioni: “Va compreso” perché si sentiva “vittima di un torto” per la presunta relazione della donna, scrive il giudice nelle motivazioni. Una sentenza che richiama un’epoca in cui leggi e #convenzioni si intrecciavano in un paradosso grottesco, riportando idealmente l’Italia ai tempi in cui il delitto d’onore rendeva accettabile l’inaccettabile.
Share