22 Ott “Chiamami col tuo nome”, l’eco di un’estate italiana
Posted at 17:26h
in Cinema

In una calda estate della campagna lombarda, il tempo sembra scorrere lentamente, quasi fermarsi. Non ci sono cellulari, internet o distrazioni digitali a interrompere il ritmo naturale dei giorni, solo il suono leggero delle biciclette che attraversano le strade sterrate e il fruscio del vento tra gli alberi. In questo ambiente semplice e autentico, Luca Guadagnino ambienta “Chiamami col tuo nome”, il film del 2017 tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman, con la sceneggiatura di James Ivory.
Siamo nei primi anni Ottanta. Nella villa di famiglia immersa nel verde Elio (Timothée Chalamet), diciassettenne introverso e brillante, trascorre le vacanze con il padre, un professore americano, e la mamma italiana. I suoi genitori sono intellettuali, cosmopoliti, colti. La casa è piena di libri, di sculture, di dischi in vinile, di oggetti che raccontano una vita pensata e vissuta con eleganza. L’estate cambia quando arriva Oliver (Armie Hammer), un giovane ricercatore americano che il padre ospita per collaborare alle sue ricerche. Tra i due nasce un’intesa sottile, fatta di sguardi e silenzi, che cresce piano piano fino a trasformarsi in una passione. E poi, il silenzio che segue la fine. Oliver che parte, e Elio che resta.
E in quel momento in cui Elio è più fragile, il padre gli parla. È forse la scena più intensa del film: non lo consola, non cerca di distrarlo, ma lo invita a restare dentro quel dolore, a non soffocarlo. Gli ricorda che in quella ferita c’è la prova di qualcosa di autentico e che anche la sofferenza, se accolta, diventa parte di ciò che siamo.
È un invito a non chiudersi, a non dimenticare, a non lasciarsi indurire. Guadagnino ci suggerisce che crescere non significa smettere di sentire, ma imparare a custodire anche ciò che fa male, ciò che è passato e non tornerà. In un tempo in cui le emozioni si consumano in fretta, “Chiamami col tuo nome” – disponibile su Netflix – resta un inno raro e struggente alla memoria del sentimento. Anche quando finisce. Anzi, soprattutto allora.