“Caro Diario”, Moretti e il tempo sospeso

 

 

Poco più di trent’anni fa, uno “splendido quarantenne” girava per i quartieri semideserti di una Roma estiva in sella alla sua Vespa (oggi conservata al Museo Nazionale del Cinema di Torino) e si perdeva tra le isole Eolie alla ricerca di silenzio, ispirazione e senso. Era Nanni Moretti, ed era il 1993: l’anno in cui usciva “Caro Diario”. In un’Italia stremata da Tangentopoli, dal crollo della Prima Repubblica, dal disincanto verso le istituzioni e da una trasformazione culturale profonda, il film di Moretti arriva come una confessione intima e sincera ma anche una riflessione su un Paese in bilico tra #smarrimenti e speranze.
Il film si articola in tre episodi – “In Vespa”, “Isole” e “Medici” – che intrecciano autobiografia e critica sociale con la leggerezza dell’ironia e la profondità di uno sguardo malinconico. Nel primo episodio, Moretti attraversa Roma come un flâneur contemporaneo, alternando ricordi e riflessioni, tra sarcasmo e tenerezza. La Vespa diventa mezzo di meditazione, e la città uno specchio del tempo che cambia, attraversato da un sottile omaggio a #Pasolini, la cui voce critica aleggia sul racconto. Nel secondo episodio, ambientato nelle Eolie e condiviso con l’amico Gerardo, il sogno della fuga si infrange tra turismo di massa e alienazione e idiosincrasie. Nell’ultimo capitolo la solitudine si fa più intima: Moretti racconta con ironia la propria fragilità fisica, tra diagnosi errate, terapie inutili e medici incapaci di ascoltare.
Premiato per la miglior regia al Festival di Cannes, ai Nastri d’Argento e miglior film ai David di Donatello 1994, “Caro Diario” – disponibile su – conserva intatta la sua attualità. In un’epoca in cui l’autonarrazione è diventata una forma di consumo quotidiano, Moretti ci ricorda che raccontarsi può essere un atto poetico e politico insieme. E che una Vespa, più che un semplice mezzo di trasporto, può diventare uno strumento per osservare il mondo, attraversare il tempo, interrogare la #memoria, l’identità, la complessità del vivere.
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