11 Marzo 2011: Il Giappone è colpito da uno dei più violenti terremoti mai registrati, seguito da uno tsunami che distrugge chilometri di costa e pianura. Sulla costa l’onda, superando ogni barriera di sicurezza, arriva a danneggiare seriamente la Centrale Nucleare di Fukushima provocando un rilascio ingente di particelle radioattive che si disperdono in tutto il Giappone a macchia di leopardo.
Una zona di restrizione, la “No-Go Zone”, di 20 Km di diametro, viene immediatamente evacuata divenendo territorio off-limits per chiunque.
Sette mesi dopo la sciagura, Alessandro Tesei – fotoreporter italiano – riesce ad entrare nell’area proibita portandosi fino a mille metri dalla centrale, aiutato da un gruppo di animalisti di “Animal Forest”.
Attraverso le immagini, le numerose interviste e i contributi speciali di grande rilevanza, il documentario pone seri interrogativi sull’opportunità o meno del nucleare civile.
“Fukushame: Il Giappone perduto“, ha vinto l’Energy Award al Festival del Cinema Verde (USA) e il prestigioso Yellow Oscar all’Uranium Film Festival 2014 (Brasile).
Produzione: A World With a View
Regia: Alessandro Tesei
Montaggio, Cgi, Art Direction: Matteo Gagliardi
Produttori Esecutivi: Christine Reinhold
Sceneggiatura: Matteo Gagliardi, Alessandro Tesei
Assistente al Montaggio: Christine Reinhold
Musiche: Otolab, Giulio d’Agostino, CPFQ
“Vorrei mostrare alla gente la follia dell’energia nucleare e la bugia del suo uso civile. Sono stato uno dei primi operatori occidentali ad entrare all’interno della zona proibita intorno alla centrale nucleare di Fukushima Daichi, solo sei mesi dopo l’incidente. Ricordo la paura che aumentava ogni volta che il contatore Geiger mostrava un aumento della radiazione, ricordo la solitudine delle persone evacuate e la situazione drammatica delle famiglie, divise, a causa dell’incapacità del governo giapponese di trovare una soluzione. Ora la situazione è ancora peggiore. Il governo ha riaperto una vasta sezione della zona no go e con le bugie del processo di decontaminazione sta costringendo la gente a tornare lì. La maggior parte di loro ha solo questa scelta perché hanno perso tutto. E così il disastro continua. Dobbiamo parlare continuamente di questo e non dimenticare le vittime innocenti di questo sporco gioco chiamato energia nucleare”.
Simona Spaventa, La Repubblica
“… Diagrammi, interviste e un poco del virtuosismo che non toglie nulla alla pìetas del documento”
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera
“… Testimonianza coraggiosa incentrata sulle conseguenze sociali del disastro”
Vittoria Scarpa, Cineuropa
Terranuova.it
Vincenzo De Divitiis, Scenecontemporanee.it