
24 Apr La liberazione vista dagli occhi del cinema italiano
“Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.”
Piero Calamandrei
Il 22 aprile 1946, Re Umberto II creava quella che sarebbe diventata una delle principali ricorrenze della Repubblica Italiana: l’anniversario della liberazione d’Italia.
Oggi, dopo 74 anni, la Storia continua a ricordarci le difficoltà e i pericoli che i nostri nonni, i nostri padri dovettero affrontare per liberarsi dall’occupazione straniera e ricostruire un paese, e poter ancora una volta volgere lo sguardo al cielo.
In tutto questo, il cinema ha avuto un ruolo di rilievo nel testimoniare le complessità e gli sforzi del popolo italiano nei primissimi mesi del dopoguerra.
Le semplici verità e la profonda crudezza che hanno caratterizzato il movimento neorealista hanno permesso ai grandi registi che ne hanno usufruito poter mostrare il volto di un’Italia diversa, un’Italia che doveva rinascere.
Se nel 1946 il cinema rifletteva la realtà contemporanea, dopo più di mezzo secolo quello stesso cinema continua ad aiutarci a comprenderla.
01. Roma Città Aperta
Capolavoro di Roberto Rossellini del 1946, è il primo capitolo della trilogia antifascista insieme a Paisà (1946) e Germania anno zero (1948).
Il film ruota attorno alle vicende di un gruppo di partigiani della resistenza italiana nella lotta all’occupazione fascista nella capitale.
Oltre a rappresentare la cruda regia del cinema neorealista, il film è caratterizzato dalle interpretazioni magistrali di Aldo Fabrizi, nei panni del prete partigiano Don Pietro Pellegrini e di Anna Magnani nei panni dell’immortale Sora Pina.
Il film venne girate appena i tedeschi lasciarono la capitale e a causa della scarsa reperibilità delle bobine per girare il film, Rossellini usò frattaglie di pellicola recuperate fortuitamente nella Roma del dopoguerra.
Roma città aperta, dopo un primo momento di incertezza, riscosse un grandissimo successo in tutto il mondo venendo nominato come miglior sceneggiatura originale ai premi Oscar del 1947 e vincendo la prima edizione della Palma d’Oro di Cannes.
02. C’eravamo tanto amati
Nel 1974 Ettore Scola firma un’opera che ripercorre 30 anni della storia d’italia.
Tre amici partigiani affrontano il dopoguerra pieni di energia e di idee, ma la vita serberà per ognuno di loro strade diverse. Quando si incontreranno dopo molto tempo, dovranno fare i conti con il loro passato.
Il film è un gigantesco omaggio ai grandi maestri del passato, da Vittorio De Sica ad Alain Resnais.
La pellicola si aggiudicò nel 1974 il Globo d’oro per il miglior attore a Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores e nel 1975 il Gran premio al Festival cinematografico di Mosca per la regia a Ettore Scola.
Il film è stato successivamente inserito nella lista delle “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”.
03. La notte di San Lorenzo
Nono film dei fratelli Taviani del 1982, l’opera è una rilettura della strage del Duomo di San Miniato, paese d’origine dei registi.
1944, il paesino di San Martino è occupato dai tedeschi in vena di rappresaglie; gli abitanti del luogo, per la maggior parte poveri contadini, sono costretti a subirne le violenze, e decideranno una volta per tutte di ribellarsi scatenando la crudele furia degli invasori.
Il punto di vista del film è quello della gente “povera” nei loro eroismi, paure e buone volontà.
Per questo la coppia di registi decide di lavorare soprattutto con interpreti non professionisti, tenendo nella mente e nel cuore la lezione del cinema neorealista che aveva contraddistinto i decenni precedenti.
Il risultato è una delle pellicole più toccanti sull’occupazione e sulla capacità che gli Italiani hanno avuto di ribellarsi e riconquistare ciò che era stato loro strappato.
Il film si aggiudicò il premio della giuria al Festival di Cannes del 1982 e fu il trionfatore assoluto alla 28esima edizione dei David di Donatello, con 5 statuette vinte.
04. Polvere di Stelle
Sesto film da regista di Alberto Sordi del 1973.
Approfittando dell’euforia post-liberazione una sgangherata compagnia di avanspettacolo riesce ad ottenere uno strepitoso successo al Teatro Petruzzelli di Bari.
Passato il momento di gloria, però, tutto torna nella più banale normalità, ed anche il successo sfuma.
Una visione comica e allegra della liberazione che con leggerezza restituisce la condizione di smarrimento in cui si trovano gli Italiani in seguito all’armistizio del 1943.
Il film ha dato vita a “Ma ‘ndo Hawaii” uno dei leitmotiv più celebri della commedia italiana, scritta dallo stesso Sordi.
Al fianco di Alberto Sordi si esibiscono felicemente anche Carlo Dapporto e Wanda Osiris, nel ruolo di se stessi, e Monica Vitti che per la sua esibizione si aggiudicò il David di Donatello nel 1974 alla migliore attrice.
05. Il Partigiano Johnny
Quarto film di Guido Chiesa del 2000, l’opera è tratta dal romanzo di Beppe Fenoglio considerato uno dei capisaldi della letteratura sulla resistenza italiana.
Johnny è un giovane universitario sfuggito agli eventi che si sono verificati in seguito all’8 settembre. Rientrato in Piemonte, si nasconde nella sua casa alle pendici di Alba, sottraendosi all’arruolamento obbligatorio imposto dal maresciallo Graziani .
Nonostante il riposo e la compagnia dei libri, Johnny si procura una pistola, lascia una lettera d’addio e si unisce ai partigiani.
Parte delle vicende narrate furono vissute dall’autore in prima persona: Johnny, qui interpretato da Stefano Dionisi, diventa quindi un alter ego dello stesso Fenoglio che al tema della resistenza aveva dedicato altre opere come “Una questione privata” e “Appunti Partigiani”.
Il film è stato in concorso alla 57esima mostra cinematografica di venezia.