“Il portaborse”, il film che anticipa Tangentopoli

 

 

Il 5 aprile 1991 arriva nelle sale “Il portaborse”, diretto da Daniele Luchetti: un film di finzione che svela corruzione e zone d’ombra della politica italiana tra gli anni Ottanta e i primi Novanta, anticipando con sorprendente lucidità gli eventi che di lì a poco avrebbero scosso il nostro Paese. Pochi mesi più tardi, infatti, il sostituto procuratore Antonio Di Pietro deposita alla Procura di Milano un fascicolo destinato a cambiare la storia italiana: “Mani Pulite”. E nel febbraio del 1992 – con l’arresto di Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio e figura di spicco del Partito Socialista – prende ufficialmente avvio “Tangentopoli”. Da quel momento comincia l’#agonia della Prima Repubblica, travolta da un terremoto giudiziario e morale che investe politici e imprenditori
In questo scenario sospeso tra fantasia e presagio, “Il portaborse” narra la vicenda di Luciano Sandulli (Silvio Orlando), un professore rigoroso e simbolo di un’etica civile quasi fuori dal tempo, improvvisamente catapultato nei corridoi ovattati della politica romana. A chiamarlo è Cesare Botero (Nanni Moretti), giovane ministro ambizioso, carismatico e spregiudicato, maestro nell’arte di modellare le parole e piegare la realtà alla convenienza del momento. Luciano accetta l’incarico con l’illusione di poter portare ordine e #onestà in un mondo che ha sempre osservato da lontano. Ma ben presto scopre che dietro la facciata impeccabile si nascondono compromessi, sotterfugi e giochi di potere pronti a travolgerlo. E quando realizza di essere risucchiato in un meccanismo più grande di lui, trova il coraggio di ritirarsi: non può cambiare il sistema né salvare tutti, ma può almeno preservare sé stesso. E la propria coscienza.
“Il portaborse”, disponibile su Apple TV, mette in luce lo scollamento profondo tra il Paese reale – con le sue aspettative, tensioni e problemi concreti – e una politica sempre più autoreferenziale, chiusa in sé stessa e incapace di ascoltare, comprendere o rispondere ai bisogni di chi dovrebbe rappresentare. In questo divario tra cittadini e potere, tra etica pubblica e interesse personale, si misura l’intatta #attualità del film, che resta uno specchio potente del rapporto mai del tutto sanato tra società e istituzioni.
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